Per favore, non venite a dirci che dipende del coronavirus | La città delle donne #14

Abbiamo imparato che il tempo è tutto. Fortunatamente ce lo hanno ripetuto in ogni modo: per affrontare il cancro e uscirne vive il tempo è un fattore decisivo. E così abbiamo imparato a fare gli screening, a educare le ragazze alla prevenzione, a ricordarci e a ricordare di prenotare l’ecomammaria che segna lo scarto tra «non abbia paura» e «cavoli si è fatto grande, non se ne era accorta prima?».

Abbiamo imparato che la genetica conta e che bisogna agire in fretta, perché anche il tempo della cura e dei controlli è prezioso.

Oggi mettere in pratica quell’insegnamento (che coincide con il diritto alla salute, vale la pena ricordarlo) è diventato complicato. Colpa della pandemia, ci hanno spiegato: personale spostato sui reparti Covid-19 e cittadini spaventati nel raggiungere gli ospedali per il rischio contagio. Abbiamo aspettato a casa che la fase acuta dell’emergenza terminasse accettando che la contrazione di spazi di libertà a cui eravamo sottoposti fosse un sacrificio necessario in virtù di un bene comune, quello della salute pubblica.

E adesso, a pandemia in discesa, che cosa ne è del nostro diritto alla salute?

L’associazione Vivere Donna ha denunciato l’attesa prolungata per l’intervento di asportazione del carcinoma per diverse pazienti dell’Ospedale San Carlo di Potenza. Tre consigliere comunali di Potenza hanno chiesto al direttore generale della struttura di ripristinare le attività ambulatoriali e chirurgiche legate alla senologia, per adeguare i tempi di risposta alla malattia con quelli che garantiscono un reale diritto alla salute.  

L’andamento della curva epidemiologica, soprattutto in Basilicata, non rende più accettabile utilizzare la pandemia per chiedere pazienza e prendere ulteriore tempo nel ripristinare le prestazioni del servizio sanitario considerate non urgenti. All’Ospedale San Carlo di Potenza da settimane non ci sono pazienti di covid-19 in terapia intensiva e sono pochi quelli ricoverati nei reparti di pneumologia e malattie infettive.

Ieri il presidente della Regione, Vito Bardi, ha diffuso alcuni chiarimenti sull’ultima ordinanza emanata, quella che estende al 3 giugno la chiusura di palestre e centri sportivi, andando oltre il termine nazionale fissato al 25 maggio. Le critiche degli imprenditori del settore sono state durissime, soprattutto rispetto alla tempistica della decisione, a tre giorni dalla prevista apertura dei centri. Molti amministratori di maggioranza si sono esposti rendendo palese il disappunto sul caso specifico. Il presidente Bardi ha concesso uno spiraglio: se la situazione dovesse subire miglioramenti dal punto di vista epidemiologico, ha fatto sapere, il provvedimento di chiusura potrà essere annullato.

È lecito aspettarsi una altrettanto forte presa di posizione su ciò che attiene alla cura?

La Regione Basilicata è stata una delle prime a farsi carico delle campagne di screening per la diagnosi precoce di tumore al seno. Tra gli anni 2000 e 2006 decise di fornire attrezzature mediche ad alcune strutture di Panama e del Venezuela, per estendere l’accesso alla prevenzione anche alle lucane all’estero, residenti in aree con sistemi sanitari incapaci di garantire una simile prestazione. Nel 2016 la fascia di età delle donne sottoposte a screening in Basilicata è stata persino ampliata.

Qualche giorno fa sulla rivista scientifica Cancer è stato pubblicato uno studio che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, il ruolo della diagnosi precoce. La mortalità per il tumore al seno nei 10 anni dalla diagnosi cala del 41% in presenza di campagne diffuse di screening, con una riduzione dell’incidenza del carcinoma mammario avanzato del 25%.

Io sono una di quelle donne a cui l’anamnesi familiare suggerisce di non trascurare la prevenzione e che ha imparato dalle donne della famiglia il valore di quel tempo dedicato alla diagnosi precoce, con o senza campagne di screening massive.

Nell’ottobre 2019 ho prenotato un’ecomammaria di controllo presso l’Ospedale San Carlo di Potenza. È stata fissata per il 26 novembre 2020.

Quindi, per favore, non venite a dirci che è colpa del coronavirus.