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La presentazione delle liste | APPUNTI SPARSI DI GIORNATA

La presentazione delle liste a Potenza per le regionali 2019

La presentazione delle liste è sempre stato uno dei miei momenti preferiti nell’osservazione (e nella trascrizione) della vita politica locale. Una due-giorni (o giù di lì) di stanza tra i corridoi del Tribunale, a contare le liste in arrivo, a leggere le facce in cerca di sorprese, a spulciare nomi sperando di riconoscere storia locale e storie personali.

C’è un motivo preciso per cui questo appuntamento coinvolge: è il momento fondamentale in cui si compie il processo democratico. Più dell’esercizio del voto. Perché quest’ultimo è un diritto, ma la presentazione delle liste è uno dei passaggi che garantiscono a monte quella possibilità di scelta, ci permette di rendere aperta la competizione.

Se sei un giornalista locale, raccontare la presentazione delle liste significa indagare equilibri istituzionali, aspettative sociali, guerriglie di partito, facce nuove e vecchie vicende.

La Basilicata eleggerà il prossimo Presidente della Regione tra poche settimane, il 24 marzo. Ieri e oggi (venerdì 22 e sabato 23 febbraio) sono state presentate le liste collegate a ciascun candidato presidente (ce ne sono cinque in corsa al momento, in attesa della verifica della documentazione depositata).

Il primo giorno ha più o meno sempre lo stesso andamento. Poche liste sono davvero chiuse; altrove, fuori, partiti e movimenti ancora sono impegnati nella raccolta firme.

Il tempo in Tribunale, al quarto piano, nel cuore della sezione civile, scorre lento, in corridoi rigonfi di pratiche, commessi, avvocati e clienti. A piano terra alcuni giornalisti con la telecamera o la reflex in mano devono aspettare che arrivi l’autorizzazione del Presidente della Corte d’Appello. La regola è nota. Ma mi chiedo che senso abbia oggi applicarla anche al momento più pubblico e garantito della nostra democrazia. Lo smartphone non è considerato strumento di ripresa, e supera senza obiezioni il canone di sicurezza.

Nel pomeriggio, a Tribunale svuotato della sua funzione ordinaria, l’atrio davanti all’aula Alessandrini conta un paio di giornalisti e carabinieri in servizio. Il mantra delle chiacchiere d’occasione suona più o meno così: «Arriveranno come sempre tutti domani, sul filo di lana». A me viene da pensare che la casuale scelta logistica di un’aula dedicata a quel magistrato sia in qualche modo un omaggio enorme alla democrazia, speriamo un buon auspicio.

Alle 20.00 di venerdì sera, quando l’aula chiude le porte, le liste presentate sono solo tre. L’indomani arriva, a Potenza nevica. Il bar del Tribunale è aperto, preparerà parecchi caffè durante la mattinata.

L’assalto finale ai tavoli della commissione per il deposito degli elenchi comincia, prevedibilmente, un’ora prima della scadenza. Una decina di liste da raccogliere, numeretto eliminacode alla mano.

Gli affanni sulle carte ai tavoli sparsi nel corridoio rivelano la difficoltà di comporre le liste per quasi tutti. Luogotenenti, candidati e volontari, liste passate su whatsapp, dichiarazioni registrate, controlli incrociati, «ma quante ne mancano all’appello?», caffè, caffè, «ma davvero è in quella lista?».

Quello spazio di Tribunale finisce per ospitare la rappresentazione locale di tutto l’arco parlamentare degli ultimi trent’anni. Un gran caos, la campagna elettorale è già cominciata.

Ma a me quello che resta, da sempre in questa occasione, è la sensazione che ancora una volta la democrazia si sia messa alla prova con se stessa. Solo a partire da questo momento, a conti fatti, si può davvero guardare all’appuntamento con il voto.

A proposito di informazione locale – UN QUESTIONARIO

Ho sempre sostenuto che il giornalismo locale salverà il giornalismo. La verità è che si tratta di un’affermazione ardita e decisamente tarata sulle mie aspettative.

Nessuno al momento, soprattutto in Italia, ha in tasca la soluzione perfetta per rendere sostenibile il giornalismo locale. Esistono, però, eccezioni interessanti, progetti che funzionano, spazi in cui il giornalismo di qualità ha trovato un modo per resistere e alimentarsi indipendente.

Amo profondamente il giornalismo locale e non ho mai smesso di discuterne con amici e colleghi ogni volta che è stato possibile: come è cambiato? come continua a cambiare? quando funziona? ce ne accorgiamo?

Negli ultimi tempi sono aumentati attorno a me i segnali di crisi delle aziende editoriali locali, sono nate alcune iniziative digitali, c’è stato un primo ricambio generazionale nei vari presidi storici del giornalismo locale, sono cambiate definitivamente le abitudini dei lettori. 

 Ma poi, conosciamo davvero queste abitudini?

Io per prima – dismessa la vita di redazione – ho profondamente cambiato i ritmi di fruizione delle notizie e le modalità con cui cerco le stesse. Mi sono così chiesta: come leggo? dove leggo? mi basta ciò che trovo in giro per conoscere a fondo il mio territorio? e se toccasse a me, come dovrei parlarne per offrire cose nuove e accurate?

Mi sono così accorta che, pur parlandone spesso, la conoscenza del rapporto tra i miei concittadini e il giornalismo locale non è poi così approfondita: sono anche io in una bolla.

Dopo alcune settimane di confronto con alcuni amici, esperti e benevoli tester, è nato il questionario che condivido qui, poche righe oltre.
L’idea è quella di realizzare una piccola indagine, senza poter contare su una cornice scientifica, ma con la maggiore accuratezza possibile.

Proverò per due mesi a raccogliere le risposte di chi vorrà cimentarsi (solo quesiti a scelta multipla e anonima, bastano davvero un paio di minuti!), sperando di riuscire a indagare soprattutto le abitudini dei cittadini con cui condivido il territorio.

Se vi va di dedicare un paio di minuti a raccontarmi del vostro rapporto con il giornalismo locale, basta un click sul link in basso per cominciare. Con un grande grazie!

A proposito di informazione locale – QUESTIONARIO



Rocco, i camion e il giornalismo locale

3° Memorial Rocco Lauria

La premessa è che questo post mi riguarda. Accade sia perché questa storia ha aggiunto un paio di tasselli importanti al mio essere e fare la giornalista locale sia perché tocca la famiglia di mio cognato Peppe, cioè un uomo a cui voglio un bene profondo e che dà un centro a mia sorella, quindi tocca la mia famiglia. 

Questa, che è una storia della mia piccola città, è la storia di Rocco Lauria, il fratello di mio cognato Peppe, una passione smodata per i camion e 18 anni appena quando un incidente se l’è portato via nel 2013.

L’ambiente in cui è cresciuto Rocco è un ambiente sano, fatto di amicizie e vicinanza di famiglie che, senza avere necessariamente legami di sangue, dividono lavoro e quotidianità, nel recinto di contrade che sono pezzi di città pieni di vita, spesso inesplorata. Nella sua vita c’erano i camion, quindi tanti camionisti. 

 

Da tre anni a questa parte gli amici di sempre organizzano un Memorial per ricordare Rocco. Decine di camionisti di Potenza e dintorni si ritrovano in un piazzale in periferia, con amici e parenti, a parlare, mangiare, raccontarsi.

L’omaggio alla memoria è un rito particolare: in fila, risuonando con sirene e clacson, per un paio di ore attraversano alcune strade di Potenza, come fosse un saluto ideale all’amico che non c’è più e che avrebbe certamente gradito il carosello.

Per quanto detto in premessa, io mi sono affezionata all’appuntamento.
Ma se lo racconto qui è perché ci sono cose che hanno a che fare con il giornalismo, con il giornalismo locale, che la storia di Rocco mi ricorda ogni volta.

La responsabilità di un giornalista nei confronti di una storia non dovrebbe certo avere scale di efficacia basate sull’estensione geografica del pubblico di riferimento. Ma la verità è che il giornalismo locale richiede uno sforzo di cura ulteriore. Soprattutto nelle piccole comunità le persone di cui si raccontano le storie finiscono con il far parte del quotidiano del giornalista,  sicuramente è altissimo il rischio di incrociarlo. A tutti i giornalisti locali prima o poi capita di dover scrivere di un fatto brutto mentre quel fatto brutto fa a pezzetti il cuore perché ha coinvolto qualche caro. 

Il giornalismo locale è soprattutto un mappamondo di storie. Ce ne sono alcune che sembrano del tutto insignificanti nella classificazione tipica del “che cosa è una notizia”. Ma nella dimensione locale ha invece senso esplorare universi semplici, piccoli, banali. Aprono finestre su pezzi di città che nella maggior parte dei casi sono sconosciuti agli stessi abitanti.

Quando accade un fatto tragico, raccontarlo a livello locale significa lavorare anche sulla memoria collettiva recente di un luogo.  È giusto, e credo molto sensato, lasciare traccia delle persone che hanno fatto la comunità e che sul luogo hanno avuto un impatto, seppur minimo. Ci pensavo di nuovo ieri mentre i camion degli amici di Rocco attraversavano la città deserta nel primo vero sabato di estate e i pochi rimasti a casa si affacciavano, tra sconcerto e curiosità, a chiedere che cosa fosse tutto quel baccano. Forse se avessero conosciuto la storia di Rocco, ne avrebbero anche sorriso.

Scrivere non per caso

IMG_20150526_084755Quanto è complicata la relazione con i luoghi  che abitiamo quando dobbiamo scriverne. In questo primo racconto della Ginzburg ve n’é profonda traccia, con una densa interpretazione soggettiva. La prospettiva da cui si guardano le cose è, del resto, sempre un’esperienza personalissima.

 

 «E mi dissi ancora una volta che io non dovevo raccontare nulla che mi fosse indifferente o estraneo, che nei miei personaggi dovevano sempre celarsi persone vive a cui ero legata da vincoli stretti. Apparentemente non mi legavano vincoli stretti alla gente del paese, che incontravo passando e che era entrata in quella mia storia: ma stretto era il vincolo d’amore e di odio che mi legava all’intero paese ; e nella gente del paese s’erano mescolati  i miei amici e fratelli. E pensai che questo significava scrivere non per caso.  Scrivere  per caso era lasciarsi andare al gioco della pura osservazione e invenzione, che si muove fuori di noi, cogliendo a caso fra esseri, luoghi e cose a noi indifferenti. Scrivere non per caso era dire soltanto di quello che amiamo. La memoria è amorosa e non è mai casuale.»

Natalia Ginzburg, La strada che va in città – prefazione

Indagare il territorio attraverso la scienza

Il giornaliLocandina "Dalla terra alla luna"smo locale mi ha insegnato che i luoghi e le storie che lo abitano non si conoscono mai abbastanza.

Ce ne sono sempre di nuovi, avventurosi, tristi e belli da imparare. E alla fine di un’esplorazione c’è sempre  un qualche tipo di scoperta. Anche quando lo spazio da indagare è il proprio territorio.

A patto, però, di saper cambiare prospettiva, almeno di tanto in tanto.

Per questo sono contenta di essere parte di un bell’appuntamento organizzato da Liberascienza domani a Potenza.

I ragazzi dell’associazione hanno preso il territorio e ci hanno girato dentro per raccontarlo in modo insolito.

Lo spazio è sempre lo stesso, la Basilicata da promuovere. Solo che hanno inseguito strade nuove, scegliendo la scienza come itinerario.

Ne è venuto fuori un viaggio tra i luoghi e gli uomini che hanno fatto scienza in Basilicata, da Pitagora ai supertecnici del centro di geodesia spaziale di Matera, passando per le riflessioni di Giuseppe De Lorenzo.

Ne hanno fatto un documentario che domani sarà proiettato in anteprima (se siete in zona, ci farei un salto: qui il programma).

A me toccherà partecipare a una chiacchierata su un territorio, quello locale, da riscoprire e divulgare. Anche con la scienza, appunto. E staremo lì a scambiare idee su turismo, divulgazione e innovazione: giornalisti, scienziati, docenti universitari, esperti di turismo, creativi.

Su un percorso insolito, e con la consapevolezza che «La Basilicata è anche Lucania e, come il suo nome, così anche la sua storia può essere duplice. E voi, con buona probabilità, avete ascoltato sempre e solo l’altra».