E poi alle 01.45 è arrivato Francesco.
Noi amici e la famiglia dietro la porta e qualche metro di corridoio oltre.
Da ore papà Paolo ci stava raccontando da lì dentro via Whatsapp, riempiendo un’attesa durata molto più del previsto.
Notifica. «Eccolo». Notifica. Ed eccolo davvero, nella fotografia condivisa su almeno cinque, forse sei degli smartphone presenti nella notte al piano terra dell’ospedale.
«Sta bene?» Notifica. «Stanno bene, lui e Cinzia.» In tasca vibra. «Ma guardalo.» Notifica. «Arieccolo.»
Quando mezz’ora dopo Francesco ha attraversato la porta del reparto, infagottato nel trasportino, noi già sapevamo parecchie cose di lui, avevamo visto parecchie cose di lui.
Il nostro primo contatto con Francesco era passato per cinque, sei smartphone, utilizzati per colmare una distanza lunga alcuni metri di corridoio, per condividere l’esperienza, per viverla quell’esperienza. E per anticipare di qualche minuto un sacco di sorrisi.
Benvenuta vita.