
La sentenza con cui il Tar di Basilicata ha annullato le quattro nomine provenienti dal mondo associativo per la Commissione per le pari opportunità tra uomo e donna (CRPO) dice diverse cose importanti.
Il collegio del Tribunale amministrativo regionale ricorda che, pur ammessa per ruolo e norma, la discrezionalità nelle nomine del presidente del Consiglio regionale non può scavalcare i confini indicati dalla legge.
I giudici amministrativi hanno infatti accolto il ricorso proposto dall’Arci Basilicata e dall’avvocata Morena Rapolla, rappresentati dall’avvocato Donatello Genovese, perché quelle quattro nomine alcune non hanno rispettato il criterio di rappresentatività (per le commissarie designate dalle associazioni Senior Italia Federanziani, International Inner Wheel e CIF Centro Italiano Femminile) e in un caso quello della pertinenza rispetto alla missione associativa (per la commissaria designata da Amici del Cuore, associazione che opera in ambito socio-sanitario).
La sentenza sottolinea che i requisiti previsti dalla legge «costituiscono un vincolo (al contempo autonomo ed eteronomo) dal quale la discrezionalità di scelta non può evidentemente prescindere».
Del resto sia la legge istitutiva della CRPO sia il bando per le nomine stabiliscono che gli obiettivi per cui la Commissione è stata pensata rendono fondamentale che le componenti siano rappresentative di ampie porzioni del territorio e conoscano a fondo le problematiche che ostacolano la crescita libera delle donne. Anzi, la legge istitutiva è persino più restrittiva, chiedendo che le nomine in quota società civile arrivino da “associazioni di donne”, dicitura che il bando ammorbidisce in “associazioni che abbiano tra le finalità statutarie quella di perseguire la crescita culturale, politica e sociale della donna”.
Fin qui il diritto.
Quello che resta è il non detto, non in sentenza almeno. Ma che grazie a questa sentenza forse vale la pena ricordare.
Le donne che compongono la CPRO sono 21. Di queste, 6 vengono scelte dal Consiglio regionale secondo un previsto meccanismo di mediazione e rappresentanza politica. Dunque la politica ha già la propria quota di influenza e determinazione degli equilibri della commissione.
Quando, nel 1991, la legge sulla CRPO venne approvata, nel pieno di una stagione di rinnovato dibattito sulla presenza delle donne nei luoghi della costruzione delle politiche, la scelta di inserire il mondo associativo non fu certo casuale. Rispondeva all’esigenza di una voce ampia e credibile nell’affrontare le difficoltà, il disagio, gli ostacoli all’autodeterminazione e alla messa in pratica dei diritti della donna in Basilicata. Regione, vale la pena ricordarlo, che la Commissione Europea ancora oggi indica tra le dieci nell’intera UE con la minore percentuale di donne lavoratrici.
Il legislatore non ha negato alla politica regionale un’area di legittima rappresentatività o di influenza.
Aveva solo previsto uno spazio minimo dell’organismo in cui alle donne della società lucana fosse risparmiata anche l’ingerenza.
Foto di Dimitris Vetsikas da Pixabay