
Ci sono stati giorni, soprattutto i primi di questa condizione di emergenza da COVID-19, in cui le cose si erano accavallate e si rincorrevano confuse, in cui Lina Bonomo è capitato di lavorare da mattina a sera, senza interruzioni, senza farci troppo caso. «Ho una tempra resistente»

Psicologa, psicoterapeuta, è la direttrice dei servizi della cooperativa Betania, una realtà potentina che si occupa di assistenza alle persone disabili, con diverse tipologie di fragilità. Il suo è il punto di vista di quanti, impegnati nel terzo settore, stanno sorreggendo in ogni modo le difficoltà sociali con l’assistenza – che spesso è l’unica forma esistente di assistenza.
«La nostra cooperativa è basata sulla centralità della persona: utente, familiare o operatore. Cerchiamo di essere vicini a tutti con varie forme di supporto, dagli incontri individuali alle riunioni di gruppo, nessuno deve sentirsi solo. Ma è evidente che una situazione simile, così imprevista, così eccessiva, abbia accentuato notevolmente ogni tipo di disagio». Anche per questo la cooperativa ha deciso di mettere a disposizione una finestra di sostegno psicologico, aperto non solo agli utenti e alle loro famiglie, attraverso un contatto via mail (betaniacoopsociale@tin.it).
Quali emozioni incontra con più frequenza? «Un po’ tutte. Paura. Rabbia. Sconforto. Resilienza. Senso di responsabilità. La voglia di trovare tutte le energie e le risorse possibili. E le donne sono bravissime a farlo, abituate come sono al carico della cura e del lavoro. Mi trovo davanti a un’incredibile capacità di recuperare energie da mettere a disposizione di chi ha maggiore bisogno. La situazione è difficile per tutti, ma per chi ha meno strumenti, dal punto di vista psicologico, sociale o economico, lo è molto, molto di più. Questa situazione si amplifica e si fa drammatica».
La cooperativa Betania ha in carico situazioni molto diverse. «Nella maggior parte dei casi l’assistenza all’utente è, in realtà, anche un affiancamento all’intero nucleo familiare. Quasi sempre la fragilità si somma ad altre piccole e grandi difficoltà quotidiane. Madri anziane, nuclei monogenitoriali, perdita del lavoro: a seconda del contesto, la reazione all’emergenza è differente». Il non poter uscire è un fattore amplificatore del disagio.
«L’assistente domiciliare finisce per essere l’unico contatto con il mondo, finisce per portare il mondo dentro quelle case».
Il carico è sulle famiglie. Sulle donne di quelle famiglie quasi sempre.
Per Confcooperative Lina Bonomo si occupa della questione di genere. «Non solo nel terzo settore, dove la presenza delle donne è preminente. In quasi tutti gli spazi sociali ed economici, le donne sono state travolte, alle prese con nuove modalità di lavoro e di gestione della famiglia e dell’educazione scolastica dei figli. Tutto dipende dagli strumenti a disposizione: un conto è affrontare questa emergenza in una casa spaziosa con tre pc e un’altra farlo in quaranta metri quadrati e un solo smartphone da condividere. È evidente che al carico delle donne si aggiungano i rischi alimentati dalla povertà educativa. Oppure si pensi alle ricadute in agricoltura, al settore florovivaistico a maggioranza femminile. O, peggio, alle badanti e alle babysitter, spesso impiegate in nero, e adesso rimaste senza lavoro e senza l’accesso agli strumenti di sostegno al reddito».
Essere psicologa nel terzo settore, nel pieno dell’epidemia, significa avere il telefono che squilla senza sosta.
«Sono abituata a lavorare tante ore, a portarmi il lavoro a casa. Ma l’emergenza ha amplificato questo meccanismo. So che serve mettere un argine, è importante concedersi un tempo di messa in pausa. Del resto, se non si sta bene non si può essere di aiuto».
«Un ritmo simile, per un’emergenza tanto lunga, è insostenibile, per tutte».
Pagare l’emergenza, ma non poterne decidere le politiche di uscita. «Un tema antico, l’assenza della voce delle donne nei luoghi della decisione. Le resistenze continuano a essere numerose e solide. Eppure è un punto di vista utile, la lettura di genere non è né migliore né peggiore: è un punto di vista diverso, necessario». Del tutto mancante.
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