La premessa è che questo post mi riguarda. Accade sia perché questa storia ha aggiunto un paio di tasselli importanti al mio essere e fare la giornalista locale sia perché tocca la famiglia di mio cognato Peppe, cioè un uomo a cui voglio un bene profondo e che dà un centro a mia sorella, quindi tocca la mia famiglia.
Questa, che è una storia della mia piccola città, è la storia di Rocco Lauria, il fratello di mio cognato Peppe, una passione smodata per i camion e 18 anni appena quando un incidente se l’è portato via nel 2013.
L’ambiente in cui è cresciuto Rocco è un ambiente sano, fatto di amicizie e vicinanza di famiglie che, senza avere necessariamente legami di sangue, dividono lavoro e quotidianità, nel recinto di contrade che sono pezzi di città pieni di vita, spesso inesplorata. Nella sua vita c’erano i camion, quindi tanti camionisti.
Da tre anni a questa parte gli amici di sempre organizzano un Memorial per ricordare Rocco. Decine di camionisti di Potenza e dintorni si ritrovano in un piazzale in periferia, con amici e parenti, a parlare, mangiare, raccontarsi.
L’omaggio alla memoria è un rito particolare: in fila, risuonando con sirene e clacson, per un paio di ore attraversano alcune strade di Potenza, come fosse un saluto ideale all’amico che non c’è più e che avrebbe certamente gradito il carosello.
Per quanto detto in premessa, io mi sono affezionata all’appuntamento.
Ma se lo racconto qui è perché ci sono cose che hanno a che fare con il giornalismo, con il giornalismo locale, che la storia di Rocco mi ricorda ogni volta.
La responsabilità di un giornalista nei confronti di una storia non dovrebbe certo avere scale di efficacia basate sull’estensione geografica del pubblico di riferimento. Ma la verità è che il giornalismo locale richiede uno sforzo di cura ulteriore. Soprattutto nelle piccole comunità le persone di cui si raccontano le storie finiscono con il far parte del quotidiano del giornalista, sicuramente è altissimo il rischio di incrociarlo. A tutti i giornalisti locali prima o poi capita di dover scrivere di un fatto brutto mentre quel fatto brutto fa a pezzetti il cuore perché ha coinvolto qualche caro.
Il giornalismo locale è soprattutto un mappamondo di storie. Ce ne sono alcune che sembrano del tutto insignificanti nella classificazione tipica del “che cosa è una notizia”. Ma nella dimensione locale ha invece senso esplorare universi semplici, piccoli, banali. Aprono finestre su pezzi di città che nella maggior parte dei casi sono sconosciuti agli stessi abitanti.
Quando accade un fatto tragico, raccontarlo a livello locale significa lavorare anche sulla memoria collettiva recente di un luogo. È giusto, e credo molto sensato, lasciare traccia delle persone che hanno fatto la comunità e che sul luogo hanno avuto un impatto, seppur minimo. Ci pensavo di nuovo ieri mentre i camion degli amici di Rocco attraversavano la città deserta nel primo vero sabato di estate e i pochi rimasti a casa si affacciavano, tra sconcerto e curiosità, a chiedere che cosa fosse tutto quel baccano. Forse se avessero conosciuto la storia di Rocco, ne avrebbero anche sorriso.