Che sia convinta del bisogno di mescolare mondi e professioni per raccontare il presente (e il futuro) ormai lo sapete. E probabilmente mi avrete anche sentito dire spesso che i giornalisti hanno bisogno di altre professioni, troppo a lungo considerate come pezzi distanti della conoscenza.
Dentro effenove, soprattutto nei periodi dedicati alla progettazione, transitano artisti, visual designer, ingegneri, informatici, tecnici, fotografi, architetti. In questo passaggio mi imbatto spesso in parole nuove e in processi particolari. E non è raro ritrovarmi a indagare su più o meno concreti collegamenti con il giornalismo.
Ho pensato che appuntare alcuni di questi collegamenti può essere utile, anche quando sembreranno forzature. Ma è un modo per ragionare su quanto, da giornalista, impari anche fuori da una organizzazione tradizionale dell’informazione.
Michele, che un paio di anni fa ha fondato con me effenove, è naturalmente una delle mie fonti principali di stupore (rigore da ingegnere, fantasia da esperto di animazione e precisione da modellatore 3D; per farvi un’idea sbirciate tra le copertine con cui ogni tanto aggiorna il suo profilo Facebook).
È suo il primo spunto che provo a condividere. Il termine è ostico: RITOPOLOGIZZARE. Lo ha spiegato in una delle immagini con cui descrive la quotidianità di un modellatore 3D.
Il procedimento permette di prendere una immagine densa di punti nata da una scansione, ripulirla da una marea di informazioni e renderla, così, più leggera, ma non per questo meno complessa. Non vuol dire trasformare l’immagine, solo renderla gestibile.
Con le notizie dovrebbe funzionare allo stesso modo: mantenere i dati, eliminando il caos superficiale.
Io ho subito pensato a quante volte in cronaca avrò riempito le storie di superfluo, commenti e dati non necessari, convincendomi che fossero storie complesse e rendendole, invece, solo poco comprensibili.