Il direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, Giuseppe De Tomaso, ha pubblicato un editoriale sull’annuncio del presidente del consiglio Matteo Renzi, che vuole cancellare l’obbligatorietà di pubblicazione di bandi e annunci di aste sui giornali. Presidente ci ripensi, con la stampa muore la libertà, titola De Tomaso.
«Renzi potrebbe replicare: ora c’è Internet – scrive De Tomaso – . Non scherziamo. Internet è una grande invenzione, ma Internet sta all’informazione come una pornostar sta alla verginità.»
Mi sono accorta che il mio disappunto va un po’ oltre l’essere in disaccordo con quello che De Tomaso dice.
C’è qualcosa di più personale, e ha a che fare con il modo in cui tanto giornalismo sta provando a vivere in giro.
Ha a che fare con una sfida quotidiana di minuscoli passi e mille errori che si combatte in tante piccole testate o in molti percorsi di singoli giornalisti.
Ci sono tanti luoghi del giornalismo in cui il cambiamento viene pensato come un’opportunità. Per questo mi sono arrabbiata leggendo.
Quell’approccio non fa che replicare e legittimare un immaginario di giornalisti chiusi in posizioni di retroguardia.
Ed è un peccato, perché in giro le cose non vanno solo così.
Pingback: Un pensiero personale: la fine dell'obbligo del...