Attraversare la città, e restituirla

mariSe fai il giornalista locale impari presto che raccontare il territorio, e quello che in quel territorio accade, è una questione di immersione e sguardo all’esterno.

I posti cambiano – nella percezione, nella consapevolezza collettiva – anche a seconda di come li spieghiamo.

Per questo ogni tanto mi serve addentrarmi in quei luoghi. Anche se sono gli stessi miei luoghi di sempre.

Attraversare la città è una fase del racconto, ed è un’abitudine buona del giornalista.

Perché è attraversando i luoghi, e osservandoli, osservandoli sul serio, con l’idea della scoperta, senza pregiudizio, che ci si imbatte in prospettive da raccontare. In nuove cose.

Attraversare la città, finirci dentro, camminare lungo la dorsale dei quartieri, o tra i pezzi di identità passate, significa imbattersi in storie e persone, e contarle. Passano davanti una dopo l’altra, a volte in fila, a volte disordinate, sorprendono all’improvviso, qualche volta travolgono con il peso della sommatoria.

Restituire la cittá significa ascoltarne i dolori e i lutti, puntare le finestre e i portoni, domandare di abitudini cambiate, calcolare le saracinesche chiuse meno le insegne nuove, spiegare le piazze rotte e le vie rinnovate, raccogliere le idee e sollecitare visioni, guardare orizzonti, spostare prospettiva, contarne gli amori.

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