La politica lucana, da una settimana di ferie

mtHa ragione Lucia quando dice che «per merito o per colpa, ma sicuramente noi giornalisti siamo complici dell’autoreferenzialità della politica». Lo aveva scritto qualche giorno fa per spiegare come, dopo settimane passate a discutere, analizzare, raccontare del congresso Pd, in Basilicata, non se ne facesse poi un argomento di dibattito. Non fuori dalle stanze del Pd o andando un po’ oltre il confronto di addetti ai lavori.

Ha ragione Lucia perché, è vero, il mondo che ci circonda tende a somigliare al racconto che ne facciamo. Almeno, su di esso si poggia  e ne assume l’indirizzo. Ci pensavo di nuovo in questi giorni che alla politica lucana ho guardato con l’occhio ogni tanto distratto dell’essere in vacanza e scoprendola leggendone in giro.

Questi sono alcuni pensieri sparsi che ho messo insieme guardando alla politica lucana da una settimana di ferie.

  • parlare delle regole

Prima e dopo la presentazione delle liste a sostegno dei tre candidati alla segreteria lucana del Pd, i democratici hanno discusso molto di regole. Lo hanno fatto – e noi giornalisti con loro – rispetto all’ipotesi di riapertura dei termini per la presentazione delle candidature, e rispetto al caos della presentazione delle liste a sostegno dei candidati alla segreteria. Ma non se ne sarà discusso troppo? La sensazione è che quando il dibattito ruota molto attorno alle regole, è perché manca il contesto per il cambiamento, per un sussulto alla solita rotta, che non si programma quasi mai, in genere arriva. Nel Pd non arriverà con questo congresso.

  •  la posizione della politica

A Domenico Pittella, figlio del capogruppo europeo del Pse Gianni, è toccata la posizione 51 nella lista a sostegno del candidato Luca Braia. Il metodo di elezione è un proporzionale puro: su cento componenti dell’assemblea, ogni lista ne otterrà tanti quanti ne indica la percentuale di voti ottenuta. Più che il tema dinastia caro ad avversari e detrattori, mi colpisce l’immagine di un nome tenuto in ostaggio. Come a dire, serve darsi da fare, e parecchio, perché quella è la soglia da superare. Al di là del risultato finale (qui c’è chi, molto meglio di me, riesce a elaborare una previsione), la politica parla e si racconta anche per simboli: in questo caso spiega un metodo.

  • i giovani, poi, guardate che ci sono

Sto seguendo a distanza, soprattutto online, il dibattito che sta nascendo attorno alla Garanzia Giovani. È una di quelle opportunità, declinate in fondi e indirizzi, che l’Europa consegna ai territori. Se ne sta occupando il Forum dei Giovani di Basilicata che si innesta in un percorso già avviato dalla Regione Basilicata – che ne è soggetto attuatore – e diversi attori sociali (sindacati, categorie). Osservare i lavori della commissione dedicata al tema interna al Forum fa bene, si ha la sensazione che lì fuori sia pieno di teste pensanti e di gente che ha voglia di fare politica, nonostante la politica. Sarebbe un peccato se burocrazia e logiche istituzionali tenessero fuori questo pezzo di società dalla gestione di un provvedimento che la riguarda direttamente. Se non altro per non ripetersi come un ritornello vuoto che i giovani vanno via. Quelli che sono qui, almeno ascoltarli.

  •  l’approccio di genere

Il nuovo sindaco di Potenza, Dario De Luca, ha presentato pochi giorni fa la giunta. Non mi ha colpito la presenza della donne in esecutivo, quanto le deleghe che a questi assessori sono state assegnate: bilancio, fondi europei, urbanistica, istruzione. Deleghe pesantissime per ogni Comune, ancora di più in una città che come Potenza da decenni si destreggia (e sopravvive) tra conti in rosso e un’architettura urbana caotica, irrazionale e spesso portatrice di conti giudiziari salati. Deleghe legate a un’idea di futuro, non solo all’esistente. Non ne faccio una questione di quote rosa – significherebbe liquidare il tema della rappresentanza in una prospettiva che non mi appartiene – ma, anche in questo caso, di sguardo. C’è un modo delle donne di stare in politica che è portatore di uno sguardo diverso sul bene comune. Credo dipenda in qualche modo dall’educazione, dalle convenzioni sociali che ci portiamo dietro, dall’abitudine alla cura. È di questo che ha senso parlare con politica di genere: mi è piace dare credito all’idea che la progettazione della città del domani sia stata affidata (spero) a un approccio diverso nella gestione della comunità.

  • i toni, quelli contano sempre

A Potenza, il sindaco De Luca si è imposto per tante ragioni. Complice una guerra interna e ormai duratura nel Pd, più in generale nel centrosinistra, complice un malcontento cittadino ormai radicato nei confronti dell’amministrazione uscente, il centrodestra ha saputo raccogliere e interpretare la voglia di cambiamento. Il che è soprattutto una grande responsabilità. Peccato, allora, osservare i toni in cui scade talvolta la narrazione della sfida del governare la città. Perché il buon governo è soprattutto una questione di restituzione della fiducia, non di guerriglia continua.

  • il Pd che si racconta

Al Pd, dice il segretario dei Giovani Democratici di Basilicata, serve «una normalizzazione». Tradurre il concetto, significa recuperare l’argomentazione sul racconto della politica.  «La verità – aggiunge – è che ci assegniamo troppa importanza, spesso più di quanta ne abbiamo davvero tra le persone. Ma nel frattempo, a quelle persone, risultiamo incomprensibili. Se a questo partito togliessimo il gossip non resterebbe un gran che.»

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