Una delle regole che mi hanno ripetuto spesso è: quando scrivi un articolo (per la carta), spiega sempre, fino alla nausea. Riassumi ogni volta le puntate precedenti, perchè potresti incappare in un lettore che non compra il giornale tutti i giorni o in un forestiero che lo compra per caso.
Lo sforzo di chiarezza del giornalista è un impegno che vale sempre, su carta e su web. Ma a cambiare, sono le possibilità con cui si può proporre una maggiore comprensione dell’argomento, del fatto o del problema di cui siamo raccontando.
Oltreoceano, nei corsi di studio, si sono cimentati con alcune sperimentazioni interessanti, su più piattaforme e tipologie di approfondimento. La tecnologia mette a disposizione spazi e strumenti a cui un giornalista può far ricorso.
Con due consapevolzze di partenza. La prima è che un giornalista non deve per forza sapere tutto. Ma se impara a conoscere un contesto lavorandoci su, è facile che riesca a intercettare le domande e i dubbi del pubblico.
La seconda è tutta ancora da sviluppare. La costanza dello scambio coi lettori che il web permette – con i giusti filtri e senza dimenticare mai la verifica – può moltiplicare conoscenza e partecipazione. E costruire così la comprensione.