“Che le parole ‘giornalismo’ o ‘giornalista’ sopravvivano o meno non è così importante.” Importante è piuttosto, dice Carlo Felice Dalla Pasqua, “capire la direzione che sta prendendo l’informazione”. E vivere questo processo – che ha da tempo assunto i canoni di una rivoluzione culturale, non quelli di un semplice cambiamento di dotazione tecnologica – significa “capire ciò che quelle parole sono in grado di definire”.
È cambiato il mestiere, almeno così come lo conoscevamo un tempo. Carlo ne parla in un testo, Il giornalista fantasma, pubblicato nella collana Unofficial di 40K.
L’accesso alle notizie e la loro diffussione non sono più prerogative del solo giornalista che ha perso, ai tempi del digitale e dell’iperconnessione collettiva, il ruolo esclusivo di filtro tra ciò che accade nel mondo e il pubblico di quel racconto.
Ad avere ancora un valore, invece, è la funzione del giornalista che dovrà essere sempre più specializzato, capace di dar valore aggiunto alle informazioni e risposte al lettore. Dovrà farsi apprezzare per quello che dice e per come racconta: non basta già più il marchio della testata di provenienza come forma di garanzia delle notizie. Molto presto, poi, dovrà anche saper leggere e interpretare la società attraverso agglomerati di dati.
E in quella funzione di mediazione – che sopravviva o meno il termine “giornalista” – l’unico fattore certo di sopravvivenza resta la credibilità.
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