Un racconto della Potenza digitale

Se sei un giornalista locale, impari subito che le sorprese in genere arrivano dalle storie quotidiane, quelle normali.

Il giornalismo è sempre un racconto del mondo: il contesto locale restringe solo lo spazio in cui andare a cercare le cose da raccontare, non l’importanza della narrazione. É, credo, solo questione di approccio.

Soprattutto in un contesto di provincia, poi, la forza del racconto cresce con il coinvolgimento della comunità di riferimento, con la partecipazione. È in quella comunità che si nascondono storie da scovare e aspettative da coltivare.

Nasce così Potenza Digitale, un esperimento di storytelling urbano. L’idea è quella di raccontare Potenza e i suoi abitanti, le abitudini, gli angoli insoliti, i suoi personaggi attraverso lo sguardo di chi ci vive o la percorre spesso.

Lo sguardo – che è uno sguardo esclusivamente fotografico – è mediato in questo caso dai filtri di Instagram. Condividendo lo scatto attraverso l’applicazione, in fondo, ognuno può personalizzare sempre quello che vede e restituirne un racconto immediato. Vale, naturalmente, anche nel proporre una prospettiva sulla propria città. Bisogna solo essere pronti a lasciarsi sorprendere dai luoghi e dalle persone.

La selezione degli scatti instagrammati dai potentini, una volta pubblicata sul Tumblr, non fa altro che provare a raccontare  la città così come viene condivisa (e quindi portata all’esterno) su smartphone o tablet. Solo con una maggiore coerenza rispetto al flusso casuale dei post su Instagram.

Nel frattempo, con un gruppo su Facebook, la comunità dei potentini digitali, appassionati di Instagram e pronti a partecipare allo storitelling, si costruisce piano piano.

È un esperimento, appena avviato. Ma da tempo ci diciamo che il giornalismo deve ripensarsi, rielaborare le modalità della narrazione e includere più comunità nell’orizzonte. Io – che sono piuttosto ottimista su questo fronte – avevo solo voglia di  raccontare quello che vedo ogni giorno girando per la città, mescolando il mio sguardo a quello degli altri. L’orizzonte, spero, potrebbe venir fuori accresciuto.

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