Ti racconto il (mio) mondo con un iPhone

«Una fotografia è una fotografia. A chi importa davvero con quale dispositivo è stata scattata?». Che sia esposta in una galleria, pubblicata su una rivista on line o condivisa con Instagram, «non mi interessa con cosa sia nata. Tutto quello che importa è se mi smuove o no».

Anton Kawasaki è un fotografo che racconta gente e luoghi di New York e dintorni, utilizzando quasi esclusivamente il suo iPhone. Nel dibattito tra puristi della fotografia professionale ed evangelisti dello scatto istantaneo (ne avevamo parlato qui), la sua storia è un bel crocevia di sorpresa e buonsenso.

Kawasaki è diventato fotografo per caso. È diventato fotografo da iPhone per necessità. Vittima di un incidente e costretto a camminare con una stampella, aveva bisogno di qualcosa che stesse comodamente in tasca e fosse maneggevole, veloce e adatto alla sua difficoltà fisica. «Giocando» con l’iPhone ha solleticato la propria creatività e trovato il modo di esprimerla. Ne ha fatto una professione.

Si racconta in un post a tratti, secondo me, molto intenso. E le foto a corredo, poi, sono davvero indicative del bel lavoro che riesce a fare: Anton Kawasaki: What ‘mobile’ means to me

Pioniere di quel movimento che è diventata la fotografia istantanea in modalità mobile, racconta di aver imparato a girovagare per la sua città con occhi diversi, scoprendo per la prima volta posti che attraversava da sempre. «La fotografia mobile ha portato milioni di persone a vedere improvvisamente il proprio mondo in un modo completamente nuovo», dice. E la maggior parte di queste persone non sono in cerca di scatti artistici o visibilità professionale. Stanno solo «condividendo il mondo che vedono intorno».

Come per il giornalismo, la didattica, e mille altri aspetti della nostra società, il digitale ha cambiato anche la fotografia. Seguendo un motivo ricorrente: non esiste più così come la conoscevamo.

Robert Burley lo spiega in un libro in cui ripercorre la lenta dissolvenza della pellicola. La cosa interessante è scoprire, dando un’occhiata ai suoi scatti (la CNN ne ha raccolti alcuni in galleria), il racconto concreto del cambiamento: Photographer documents death of film with photos of Kodak plants being demolished.

Mentre veniva giù un magazzino Kodak, la gente stava lì, assiepata, con lo smartphone in mano, pronta a immortalare la demolizione della fabbrica di pellicole. L’era dell’analogico stava letteralmente cadendo giù.

 

 

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