“Quello che gli editori cercano oggi, è una nuova razza di giornalisti.”
Servono competenze e capacità molto diverse da quelle che il mestiere richiedeva una decina di anni fa. Soprattutto ora che le uniche prospettive per chi si affaccia alla professione sono sul versante del digitale.
Alle prese spesso con la scelta di nuovi collaboratori, Bob Cohn, dell’Atlantic, prova a elencare le competenze che cerca in un giornalista. Deve saper raccontare storie, stare al desk, lavorare sul montaggio fotografico, titolare, costruire grafici, vivere i social network, controllare il lavoro di altri. Insomma, deve saper fare un po’ di tutto. Persino codificare dati. Quasi un direttore responsabile di se stesso.
Ne avevamo parlato qualche giorno fa grazie al testo pubblicato da Carlo: il mestiere è cambiato. E il giornalista che non raccoglie la sfida del cambiamento culturale – perché di questo si tratta nell’epoca del digitale – somiglierà sempre di più a un fantasma.
La buona notizia è che Cohn mette sul tavolo una discreta dose di ottimismo. È cambiato il profilo tipo del giornalista, deve cambiare anche lo sguardo di chi lo recluta. E la cosa positiva, dice, è che il giornalista della nuova razza può arrivare da percorsi insoliti e inaspettati. Basta cominciare ad allargare prospettiva.
Pingback: Il giornalista orizzontale » Media Shift - Blog - L'espresso